quarta-feira, 16 de setembro de 2009

Aécio Neves escreve sobre a economia brasileira para o jornal La Stampa , Italia

http://www.lastampa.it/redazione/cmsSezioni/crisiannodopo/200909articoli/47310girata.asp">
Brasile, le riforme
hanno coinvolto anche i più poveri
Il centro di San Paolo, capitale del Brasile
AÉCIO NEVES*
Solo una congiunzione di importanti fattori consente di spiegare come mai il Brasile stia riuscendo a uscire dalla crisi mondiale prima del previsto, al contrario della maggior parte dei Paesi del mondo. Il più importante di questi è che abbiamo fatto, negli ultimi 15 anni, le riforme economiche strutturali necessarie per garantire la stabilità, per rinforzare il mercato finanziario, per modernizzare il mercato dei capitali e per stimolare la notevole espansione del mercato interno, permettendo l’accesso al consumo di un’importante fascia della popolazione, con limitato potere d’acquisto.

Grazie alla fine del drammatico ciclo inflazionistico e alla nuova moneta nazionale, il Paese ha adottato strumenti che ci hanno permesso di avanzare rapidamente, come il regime di cambio variabile, l’attivo nei conti pubblici, la legge di responsabilità fiscale, la supervisione autonoma ed efficiente degli organismi di controllo pubblico e importanti programmi per trasferire e migliorare la distribuzione dei redditi. La povertà è diminuita; il mercato interno è cresciuto; gli investimenti internazionali si sono moltiplicati; la produzione nazionale si è espansa ed è stata diversificata; le riserve internazionali hanno superato i precedenti record e i rischi sono stati sensibilmente ridotti. Tutto questo ha dato nuova credibilità e fiducia nel Brasile. Nonostante tutto ciò, con la crisi abbiamo sofferto. Il Pil brasiliano - che cresceva con tassi superiori al 5% annuo - ha subìto una brusca caduta nell’ultimo trimestre del 2008, a causa della forte riduzione delle esportazioni e della produzione industriale, principalmente di beni di capitale e di beni di consumo durevoli.

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